Il futuro delle Telecomunicazioni. Il mondo che verrà.

Tutto non sarà più come prima. Una nuova era si è aperta davanti a noi. L’emergenza Coronavirus ha, infatti, accelerato la riqualificazione del lavoro, i modelli di produzione, le relazioni tra società, individui e collettività. L’emergenza che oggi è anzitutto sanitaria, vedrà domani l’urgenza di un nuovo riassetto sociale ed economico. 

Il sistema delle Telecomunicazioni sembra essere uno dei luoghi centrali dove si gioca una complessa battaglia strategica. Non vi è dubbio, infatti, che in questo momento di emergenza, le TLC, uno dei pilastri del nostro Paese, si sono dimostrate essenziali per far fronte alle esigenze di connessione causate dall’aumento di smart working, o meglio detto oggi remote working, telelavoro ed e-learning. Le reti, la connettività, il digitale e le nuove tecnologie sono stati indispensabili per la nostra quotidianità.

Nonostante il forte stress cui sono state sottoposte, le reti infrastrutturali hanno retto bene il peso di un incremento di traffico eccezionale come quello di questi giorni, grazie alle ingenti somme che gli operatori hanno investito negli anni precedenti.

Questa certezza ci porta, però, dritti al cuore del discorso: cosa fare nel dopo Covidi-19? Dove concentrare i prossimi investimenti? Dove collocare le scelte strategiche necessarie per uscire da questa crisi? 

E allora tornano i temi “banda larga”, “digital divide” e “aree a fallimento di mercato” che evidenziato la fragilità di un’architettura tecnologica che in Europa ci vede agli ultimi posti DESI. 

L’agenda digitale del nostro Paese aveva segnato il 2020 come l’anno di avvio del 5G. Le imprese, da parte loro, erano pronte a dare avvio alla nuova generazione di AI e IOT.

Il 5G deve restare una priorità strategica per il nostro Paese. In questo momento la nuova generazione mobile avrebbe potuto supportare il grande aumento di traffico dati e la capacità di sostenere e implementare gli adeguamenti di processi di ristrutturazione tecnologica interni alle aziende. Senz’altro, la situazione che stiamo vivendo contribuirà a favorire lo sviluppo e la ricerca in questo campo. Una rete 5G può portare connessioni a banda larga in luoghi isolati dal digital divide, migliorando l’accesso alle soluzioni di telelavoro, alla scuola a distanza, alla telemedicina. E’ importante capire che il 5G offre una soluzione al gap tecnologico di chi non ha accesso alla banda larga e dunque a tutti i servizi digitali che devono diventare la normalità.

Pertanto, è opportuno sgombrare il campo dalle fake news che girano in rete da alcuni giorni e che vedono la correlazione della diffusione del Coronavirus con lo sviluppo della nuova tecnologia 5G. Addirittura, a parlarne è stato Gunter Pauli, il consigliere economico del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un tweet dove ha affermato che “However science first observes correlations: phenomena that are apparently associated. Let’s apply sceince logic. Which was the 1st  city in the world blanketed in 5G Wuhan! Which is the 1st European Region? Northern Italy !”. Ma non è necessario essere virologi o ingegneri informatici per capire come virus e frequenze radio non dialogano tra loro. 

La ricostruzione del Paese non può prescindere da ingenti investimenti nel settore delle telecomunicazioni come asset strategico nazionale per la modernizzazione di infrastrutture e strumenti tecnologici, tenendo ben presente che le relazioni sociali, il lavoro, il modo di comunicare non saranno più gli stessi. Ridefinire i mezzi, i dispositivi, il contenuto tecnologico significa ridefinire quegli aspetti della nostra vita e le soluzioni che verranno prese in questo settore condizioneranno il nostro futuro e il futuro della comunicazione. Auspicando che quei mezzi saranno fruibili da tutti, con le medesime opportunità.

Perché il futuro della rete è il futuro del Paese.

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