A misura di digitale

Il Mercato unico digitale è una strategia adottata dalla Commissione europea nel 2015 per abbattere le barriere che fino a quel momento ostacolavano l’accesso di imprese e consumatori agli strumenti e ai servizi online. Prima dell’adozione del provvedimento europeo, le difficoltà esistenti incidevano in maniera rilevante anche sulle attività di cittadini e governi, impossibilitati a godere appieno dei benefici della digitalizzazione.

La strategia per il mercato unico digitale 2014-2020, promossa dalla Commissione Juncker, si compone di tre ambiti d’azione:

  • migliorare l’accesso dei consumatori e delle imprese ai beni online, contribuendo a rendere il mondo digitale dell’Ue un mercato fluido ed equo per chi compra e chi vende;
  • un ambiente in cui le reti e i servizi digitali possano prosperare; norme che vadano di pari passo con la tecnologia;
  • il digitale come motore della crescita.

L’eliminazione, nel dicembre dello scorso anno, del geo-blocking rappresenta un ulteriore avanzamento nell’integrazione economico-commerciale europea, poiché favorisce una maggiore accessibilità transfrontaliera servizi di trasporto, finanziari e audiovisivi e pone fine alle discriminazioni negli acquisti online basate sulla nazionalità e sul luogo di residenza.

Nella strategia complessiva, tappe fondamentali sono state anche l’abolizione del roaming nel giugno 2017 e la portabilità transfrontaliera dei prodotti online (ebook, musica, etc.) all’interno dell’Ue, dall’aprile 2018, verso l’obiettivo finale, fissato per gennaio 2021, di norme IVA semplificate per agevolare il commercio online.

La necessità di eliminare le barriere economiche e regolamentare il mercato europeo è prioritaria nella crescita dell’e-commerce. Su questo fronte, la recente approvazione di un regolamento (15786/2018) volto a garantire “un contesto imprenditoriale equo, trasparente e prevedibile” per gli operatori online mira alla fondamentale tutela della libera concorrenza, ponendo rimedio agli squilibri creatisi tra le circa 7000 piccole e medie imprese operanti nel mercato digitale europeo e la ristretta cerchia delle big companies.

Secondo la Commissione europea, un Mercato unico digitale perfettamente funzionante contribuirebbe per circa 415 miliardi di euro all’economia del Vecchio continente e creerebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro.

In questa fase è importante osservare attentamente come gli Stati membri dell’Unione europea procedano verso gli obiettivi fissati e a tal fine, molto utile è il Desi (Digital economy and society index), l’indice che la Commissione ha ideato per dare un’indicazione sintetica della performance digitale dei Paesi Ue.

Quanto accaduto negli ultimi anni, evidenzia un generalizzato miglioramento, sia a livello europeo che nazionale. Non mancano, tuttavia, le preoccupazioni: il digital divide interno all’Unione fatica a ridursi.
Preoccupa anche vedere l’Italia che si posiziona quartultima, indietro rispetto alla media europea da tutti i punti di vista: dalla connettività al capitale umano, dall’uso di Internet all’integrazione delle tecnologie e ai servizi pubblici digitali.

In conclusione, il miglioramento è costante, ma siamo ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi. In corso ancora lavori per l’e-commerce, gli standard, l’e-government, la protezione del consumatore, l’antitrust: tutti temi che, una volta definiti a livello comunitario, potrebbero dare un forte impulso alla realizzazione di un vero mercato unico.

 

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