Un anno nel segno dell’Europa

Il 2019 sarà l’anno della battaglia europea. La sorte dell’Ue dipende dalle prossime elezioni europee che si terranno a maggio. L’appuntamento principale riguarderà l’Unione europea e quale direzione prenderà nella sfida tra europeisti e nazionalisti. E per l’Italia, in un clima di campagna elettorale perenne, l’esito delle Europee potrebbe incidere sulla durata del governo attuale.

Prima di scoprire quale trasformazione subirà l’Ue e come il voto inciderà sulla nostra penisola, è tuttavia indicativo vedere cosa pensano gli europei.

Kantar Public su richiesta della Commissione Europea ha condotto lo scorso novembre un sondaggio. Tra i tanti aspetti, è emerso che il 42% degli intervistati ha fiducia nell’Ue, in quattordici casi il valore è uguale o maggiore al 50% e, rispetto alla scorsa primavera, è aumentato in dodici Paesi. L’Unione Europea, quindi, rimanda un’immagine positiva, un valore, ad oggi, in aumento. Mentre, il livello di fiducia nei confronti dei governi e dei parlamenti nazionali è invece più basso: in media del 35%.

Spesso, l’Ue viene accusata di essere troppo distante dai cittadini, a causa di decisioni che vengono demandate a istituzioni non elettive oppure a seguito di un iter farraginoso. È stato dunque chiesto se si ha la percezione che la propria voce venga ascoltata in Europa e in questo caso il campione è diviso quasi a metà, con un 49% favorevole e una fetta pari al 47%, contraria. Danimarca, Svezia e Germania sono gli Stati più soddisfatti sotto questo aspetto.

E intanto, l’Italia come si prepara al voto di maggio?

Sarà un appuntamento fondamentale. I sondaggi di BidiMedia, rilevati in questi giorni, ci consegnano una Italia in continuo movimento dal punto di vista politico. I partiti di maggioranza, Lega e M5S, registrano perdite consistenti. Secondo tale rilevazione, il Carroccio cala, rispetto alle settimane scorse, toccando il 32,3%, mentre il Movimento 5 stelle raggiunge il 24,2%. Molto probabilmente, tra i due alleati di governo le discussioni sul reddito di cittadinanza e quota 100 hanno lasciato scorie politiche che gli elettori hanno captato.

In casa dem le partite da giocare sono numerose. In attesa di scoprire il prossimo segretario nazionale del partito democratico, i sondaggi consegnano un +1,2%, portando il PD al 18%. Ma c’è gran movimento: da una parte il candidato alla segreteria, Nicola Zingaretti, propone la possibilità di rinunciare al simbolo per aprire ad una lista più allargata, dall’altra, nel weekend scorso, Carlo Calenda ha lanciato un Manifesto per la costruzione di una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste.

Nel centrodestra, con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi per le prossime europee, si segnala la buona prova di Forza Italia che guadagna un punto percentuale, salendo all’8,3%.

Nell’attesa di capire realmente quali saranno le alleanze, i programmi e i candidati in campo, il Regolamento Ue stabilisce che il voto dovrà tenersi tra il 23 e il 26 maggio 2019. Ogni Stato membro potrà scegliere la data all’interno della suddetta finestra temporale. In questo momento i deputati europei sono 751. Un numero che diminuirà, dopo l’avvio della procedura di uscita del Regno Unito. Dei 73 seggi inglesi, infatti, con il prossimo voto 27 saranno distribuiti, mentre i restanti saranno congelati per eventuali nuovi Paesi aderenti. Quindi il prossimo Europarlamento sarà composto di 705 parlamentari; all’Italia spetteranno, infine, 76 seggi.

Sin dal 1979, l’Italia vota per le Europee con una legge elettorale con sistema proporzionale puro. Nel 2009 è stata aggiunta la soglia di sbarramento al 4%. Gli elettori hanno la possibilità – non l’obbligo – di esprimere da uno a tre voti di preferenza – purché si rispetti l’alternanza di genere – per i candidati di una determinata lista.

 

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