Il voto all’estero, tra brogli e manipolazioni?

Italiani all’estero. Un tema di cui si parla sempre troppo poco, dimenticando che il numero complessivo degli italiani sparsi per il mondo supera ormai quello dei residenti nel Belpaese.

A lanciare l’allarme sul voto degli italiani all’estero è stato il Partito Democratico, presentando un disegno di legge contro le proposte del Movimento Cinque Stelle, temendo non solo la cancellazione dei seggi, ma anche una forte limitazione alle prossime elezioni per gli oltre 4 milioni di aventi diritto. L’obiettivo è chiaro: mettere in sicurezza il voto all’estero e garantire la trasparenza con la tecnologia Blockchain e il QR code.
“La blockchain renderà impossibile fare brogli”, affermano Laura Garavini e Gennaro Migliore, firmatari della proposta di modifica del Pd.

Sin dall’entrata in vigore della Legge Tremaglia, nel 2001 – legge introdotta per le politiche del 2006, grazie alle battaglie di Mirko Tremaglia, figura storica della destra italiana – il meccanismo di voto per gli italiani all’estero è stato spesso al centro di polemiche e inchieste per il basso livello di garanzie e di trasparenza che presenta.

Attualmente, gli italiani residenti all’estero, regolarmente iscritti all’Aire – Anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero – possono votare alle elezioni politiche esercitando un diritto riconosciuto loro dall’articolo 48 della Costituzione italiana.

Possono eleggere 12 deputati e 6 senatori, scegliendo tra una lista di candidati, in una delle quattro ripartizioni della cosiddetta ‘circoscrizione estero’: Europa, America meridionale, America settentrionale e centrale, Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Il voto si esercita per corrispondenza. Gli elettori possono esprimere una preferenza sul nome – o sui nomi – dei candidati nell’apposito plico che ricevono dal consolato via posta. Una volta compilata la scheda elettorale, la rispediscono ai consolati. Che, a loro volta, inviano tutte le schede a Castelnuovo di Porto, il grande capannone dove vengono scrutinate contemporaneamente allo spoglio delle schede votate in Italia.

Un monito arriva dal sottosegretario per gli Italiani nel mondo, Michele Schiavone: “Occorre rivedere il voto per corrispondenza, diversi passaggi devono essere semplificati e resi più sicuri anche con l’utilizzo di nuove tecnologie pure alla luce della decisione del parlamento europeo di far votare gli italiani che vivono fuori dall’Europa per le prossime elezioni europee”.

Il problema relativo alle modalità di voto si pone urgentemente per le prossime europee. E anche Alessandro Fusacchia, eletto alla Camera, circoscrizione Europa, nella lista +Europa, propone una legge con un semplice articolo: il voto deve avvenire per via elettronica, evitando, così, che nessuno intercetti nella cassetta della posta la busta destinata all’elettore.

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