Fumo: nuovi dispositivi e riduzione del danno

ll mondo del tabacco sta vivendo un momento di profonda trasformazione dovuta allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi dispositivi e tecnologie. Le grandi multinazionali investono sempre più in ricerca per ottenere prodotti diversi da quelli tradizionali, in grado o potenzialmente in grado, di ridurre i danni causati dal fumo. La tecnologia cambia il mondo giorno dopo giorno e i suoi progressi possono essere sfruttati in tutti i campi, ivi compreso per quanto riguarda la filiera tabacchicola. Alcuni dei big player del tabacco hanno dichiarato che il loro obiettivo da qui a pochi anni è quello di cessare la produzione di sigarette tradizionali. Si tratta di una decisione di portata straordinaria, poiché anche i grandi produttori si schierano a tutela della salute dei cittadini e dei fumatori. Inoltre la strategia dei giganti del tabacco prevede che il target dei prodotti di nuova generazione siano coloro che già sono fumatori (considerando peraltro la bassa attrattività di questi prodotti nei confronti dei non fumatori), che rappresentano una platea vastissima, mentre la prevenzione deve agire perché quella platea non aumenti ulteriormente. Ecco perché è fondamentale dotarsi di una legge sulla riduzione del danno, come seconda gamba del contrasto al fumo, da affiancarsi a quella principale della prevenzione, che deve essere consolidata e rafforzata. In tal modo gli operatori sanitari avranno a disposizione una soluzione efficace, certamente meno dannosa, per coloro che non riescono o non vogliono smettere di fumare. Il legislatore deve avere la capacità di tracciare la strada e traguardare il futuro, riconoscendo i progressi della tecnica e, perlomeno, informando i cittadini circa l’esistenza e le caratteristiche di questi nuovi dispositivi.

I prodotti innovativi, di cui parliamo, si suddividono in due categorie: le sigarette elettroniche (e-cigs) e i prodotti del tabacco di nuova generazione (tabacco riscaldato o heat-not-burn). Le due tipologie di nuovi strumenti superano lo scoglio della combustione, ovvero del processo che genera più sostanze tossiche o cancerogene per la salute umana. La combustione rappresenta lo spartiacque tra l’elevata tossicità delle sigarette tradizionali e i prodotti di nuova generazione, che secondo alcuni autorevoli studi ridurrebbero la tossicità del 95%. Nel caso delle sigarette elettroniche, vengono vaporizzati dei liquidi che possono, o meno, contenere nicotina, oltre a diversi aromi naturali. Nel caso del tabacco riscaldato, viene scaldato uno stick di tabacco, specificamente prodotto e confezionato, all’interno di un dispositivo.

Secondo una recente indagine di Eurispes che ha interpellato un campione di 1.135 fumatori italiani, se fosse scientificamente provato che esistono prodotti del tabacco meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, l’82,8% ha risposto che vorrebbe venirne a conoscenza. La maggioranza dei fumatori, inoltre, sarebbe disposta a cambiare prodotto abituale a favore di uno meno nocivo. Nel dettaglio, il 17,8% lo farebbe “sicuramente”, il 43,9% “probabilmente”, mentre non sarebbe “sicuramente” disposto uno su dieci degli intervistati e non lo sarebbe “probabilmente” il 28,5%. L’Eurispes ha inoltre sondato le opinioni degli italiani rispetto al ruolo che dovrebbe avere lo Stato. Gli intervistati affermano che, nel caso in cui fosse provato scientificamente che esistono prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali del tabacco, lo Stato dovrebbe permettere che i cittadini siano informati (86,7%), mettere in atto direttamente specifiche campagne di informazione (77,6%), incentivare tali prodotti dal punto di vista fiscale (71,1%), incentivare tali prodotti dal punto di vista regolamentare (59,8%). Per quasi otto intervistati su dieci, sarebbe giusto introdurre per i prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, una tassazione ridotta, nel caso in cui il minor danno fosse scientificamente provato. Allo stesso modo, per oltre sette su dieci, sarebbe giusto introdurre una regolamentazione meno restrittiva rispetto ai prodotti tradizionali.

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