La riforma sul Copyright: sì dal Parlamento Ue

E’ stata approvata nella mattinata del 12 settembre, nella sessione dell’assemblea plenaria, a Strasburgo, la Direttiva che aggiorna le regole sul diritto d’autore in Europa, ferme al 2001. Un testo, largamente criticato, atteso da anni e modificato, dopo la bocciatura dello scorso luglio.

L’esigenza di mettere mano alla normativa nasce dal conflitto sorto negli ultimi anni tra gli editori di alcune testate giornalistiche e le piattaforme social sull’utilizzo dei contenuti giornalistici: gli editori accusano i social di sfruttare economicamente contenuti che non appartengono loro. La direttiva sul copyright mira a fissare delle linee guida a livello europeo sulle regole per il diritto d’autore.

La Direttiva ora verrà analizzata nei negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue. Infine, saranno i paesi membri dell’Unione Europea ad adottare la Direttiva, i quali potranno scegliere di non recepirla, ma questo farebbe scattare procedure di infrazione.

Il testo è ricco di articoli: libertà di panorama, contenuti generati dagli utenti, estrazione di testo e dati, protezione per gli eventi sportivi, cosiddetta link tax e filtri per il copyright.
Seppur emendata in profondità, la Direttiva conserva, rispetto al testo originario, i due articoli più controversi: l’11 e il 13.

Il primo, noto come “link tax”, nasce dall’esigenza di bilanciare il rapporto tra le piattaforme online e gli editori, che da tempo lamentano di subire uno sfruttamento dei loro contenuti da parte delle prime. Ogni stato membro – si legge nell’articolo – deve assicurarsi che gli editori ricevano compensi “consoni ed equi” per l’uso dei loro materiali da parte dei “fornitori di servizi nella società dell’informazione”, cioè le grandi aziende di Internet, ad esclusione degli utilizzi privati dei link e del loro impiego non commerciale.

L’articolo 13, invece, ribattezzato “upload filter” (filtro sugli upload), prevede una sorta di controllo da parte delle piattaforme online su ciò che viene caricato dai loro utenti, obbligando i grandi siti web (tra cui le piattaforme social) ad “utilizzare le tecnologie di riconoscimento dei contenuti per individuare video, musica, foto, testi e codici protetti dal copyright”.

“Sono molto lieto – dichiara, dopo la votazione, il relatore Axel Voss (PPE, DE) – nonostante il forte lobbying dei giganti di Internet, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sia ora a favore della necessità di tutelare il principio di una retribuzione equa per i creativi europei. Sono convinto che, una volta che le acque si saranno calmate, Internet sarà libera come lo è oggi, i creatori e i giornalisti guadagneranno una parte più equa degli introiti generati dalle loro opere!”.

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