Il percorso di avvicinamento alle elezioni regionali è stato lungo e tortuoso. Interrotto da una pandemia globale che in qualche modo ha cambiato scenari e rapporti di forza. Infatti è bene ricordare che si tratta della prima tornata elettorale dopo il lockdown ed è lecito attendersi una decisa politicizzazione del voto che risentirà delle vicende nazionali e della gestione dell’emergenza, su scala nazionale e locale. Probabilmente sull’esito del voto e sul giudizio dei governatori peseranno più questi mesi che i precedenti 5 anni seppur vi siano, come nel caso di Zaia e Toti, Presidenti di Regione che avevano costruito da lontano il successo che raccoglieranno alla urne.
Ad una prima occhiata possiamo notare come tra i Governatori uscenti, il solo Emiliano gioca una partita combattuta, dall’esito imprevedibile, in cui i sondaggisti vedono leggermente avanti il suo sfidante Fitto.
Mentre in Campania proprio grazie alla gestione dell’emergenza De Luca ha visto schizzare alle stelle il suo gradimento e, a oggi, può essere considerata l’unica vittoria in cassaforte per il centrosinistra. Paradossale come fino a febbraio all’interno del Pd si stesse sviluppando il ragionamento sulla possibile defenestrazione del Governatore per favorire un accordo con il M5S, in attesa di convergere sul Ministro dell’ambiente Costa o sul Ministro dell’Università Manfredi.
Singolare la situazione nelle Marche, dove il Governatore uscente Ceriscioli, che dapprima non godeva di grande popolarità, a tal punto da costringere il Pd a negargli la riconferma, con la gestione della pandemia ha registrato una significativa impennata nei consensi. Alcuni esponenti del centrosinistra sono tornati poi in pressing affinché riconsiderasse una sua candidatura, sostituendo il candidato designato Mangialardi, scelto dallo stesso Ceriscioli. L’operazione non è andata a buon fine, con il Presidente uscente che ha mostrato una buona dose di risentimento e delusione per lo svolgimento della vicenda, ma una candidatura di Ceriscioli avrebbe reso la sfida sicuramente più aperta.
A tutto ciò va aggiunto la questione relativa al referendum, che il M5S ha imposto di votare nello stesso giorno delle regionali, auspicando un effetto traino del Sì sulle liste pentastellate. Sulla consultazione si stanno scaricando tutte le tensioni interne alla maggioranza e tra governo e opposizione, che punta a dare una spallata fatale all’esecutivo. Il Sì sembra avere un margine incolmabile ma tanto dipenderà dall’affluenza nelle regioni in cui non si vota, dove il No dovrebbe prevalere. Ci sarà da capire quanto questa affluenza potrà tirare su le percentuali del No.
Ma vediamo nel dettaglio Regione per Regione le dinamiche politiche che hanno influenzato questi mesi di avvicinamento al voto.
Allo stato attuale potrebbe pertanto profilarsi un pareggio oppure una larga vittoria del centrodestra che conquisterebbe 5 Regioni su 6, 3 delle quali non amministrava. Possibile che la verità sia nel mezzo delle due ipotesi, che vedrebbe comunque rilanciare il percorso dell’opposizione verso le elezioni politiche. Conseguentemente l’autunno del governo, attraversato da molte tensioni, tra cui scuola, trasporti, economia e questione referendum/legge elettorale, non sarebbe di facile gestione e la situazione potrebbe farsi ancor più critica in primavera (dopo i decreti attuativi per la legge costituzionale e il ridisegno collegi), quando si aprirebbe l’ultima finestra utile per il voto anticipato, prima dell’inizio del semestre bianco. Probabile che il Governo per allungare la sua vita possa optare per un rimpastino di governo, con la sostituzione di 2 o 3 Ministri massimo (e con il probabile ingresso di Zingaretti nell’esecutivo), senza andare oltre per evitare un nuovo voto di fiducia in Parlamento.
Your account will be closed and all data will be permanently deleted and cannot be recovered. Are you sure?
Comments