5G: una tecnologia per il Paese

Sarà una delle rivoluzioni tecnologiche più imponenti del nostro tempo e avrà effetti sulla vita e sulla salute di miliardi di persone. E’ il 5G: l’ultima generazione di trasmissione dati, che permetterà di connettere ad altissima velocità miliardi di dispositivi. 

Il 5G renderà possibile lo sviluppo della telemedicina, dell’auto a guida autonoma, delle cosiddette città intelligenti e di tanto altro ancora. Faciliterà anche una maggiore diffusione dell’intelligenza artificiale. Non ponendo limiti al caricamento dei dati, infatti, ne permette il trasferimento in grandi quantità tra centinaia di milioni di dispositivi e i server cloud, per poi essere utilizzati dall’intelligenza artificiale. Maggiori dati ci saranno, migliori e più puntuali saranno le analisi in vari processi.

Così come il 4G ha cambiato il nostro modo di vivere, il 5G è destinato a trasformare la società e si sta dimostrando come un fattore abilitante indispensabile per la digitalizzazione aziendale e migliorerà notevolmente l’efficienza operativa in tutti i settori. 

Non mancano, però, i detrattori. O per meglio dire, i complottisti che di questa tecnologia ne fanno una battaglia da nord a sud dell’Italia, assumendo i contorni di uno scontro tra territori. Partita tra i 120 comuni che l’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) aveva segnalato alle compagnie di telefonia perché fossero coperti dal segnale anche se fuori dai grandi centri abitati, con l’obiettivo di non acuire il divario digitale del Paese, si è poi estesa a città più grandi. 

Inoltre sul 5G si sta giocando una battaglia geopolitica di enormi dimensione e la posta in palio è rappresentata dal predominio delle reti infrastrutturali e di telecomunicazione, con tutto ciò che ne comporta in termini di raccolta e sfruttamento di dati. Non a caso l’Amministrazione Trump sta facendo notevoli pressioni sui governi europei per bandire il colosso cinese Huawei, che è senza dubbio l’operatore che ha messo in campo strumenti e tecnologie più avanzate, ma su cui aleggiano sospetti di con il Governo cinese, a cui fornirebbe dati sensibili degli utenti, utili a fini di spionaggio. E’ di pochi giorni fa la notizia che il governo Britannico ha bandito il gigante hi-tech dalla prossima gara per il 5G, tornando drasticamente sui suoi passi. In Europa Merkel sembra rappresentare l’unica voce autonoma, nel tentativo di resistere alle pressioni americane e di ritagliare un ruolo di primazia strategica per i rapporti commerciali ed economici con la Cina. Le tensioni tra mondo occidentale e Cina sembrano destinate a crescere e gli aspetti legati allo sviluppo tecnologico rappresentano uno dei duelli decisivi nella definizione di un nuovo (dis)ordine globale.

Nonostante la disinformazione creatasi online e offline (si teme sia causa di tumori, e, non di secondaria importanza, motivo di diffusione del Coronavirus), al momento non ci sono evidenze scientifiche che confermano che questa nuova tecnologia abbia effetti dannosi per la salute. Il 5G viaggerà sì su frequenze più elevate rispetto a 2G, 3G e 4G, ma la rete di antenne, in realtà, utilizzerà segnali dotati di potenza inferiore. Inoltre resta fermo il fatto che, anche se a frequenze maggiori, la capacità di penetrazione di queste onde nei tessuti umani rimane sempre molto bassa e limitata agli strati superficiali della pelle, mancando anche l’energia necessaria per causare un danno al Dna. Con una rete di questo genere, per la capillarità delle antenne del 5G, l’esposizione sarà limitata o addirittura inferiore rispetto all’uso di tecnologie precedenti. In questo lo IARC e l’Istituto Superiore di Sanità parlano chiaro.

La pandemia ci ha dato la consapevolezza che l’innovazione è l’asset strategico per la tenuta e il rilancio del nostro Paese. Vi immaginate cosa sarebbe stato il lockdown senza digitale? E’ oggi il tempo di mettere in campo una proficua e lungimirante collaborazione per fronteggiare le resistenze. In questo il ruolo delle Istituzioni e dell’informazione giocano un ruolo da protagonisti

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