Tecnologie e lavoro. Quali orizzonti?

Eventi come la pandemia che stiamo vivendo ci dimostrano quanto la scienza e la tecnologia siano importanti per mitigare, prevenire e fronteggiare una crisi. Nonostante negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale sia stato un argomento controverso, questa è una situazione nella quale l’uso di tecnologie avanzate può fare la differenza, aiutando a prevedere e segnalare epidemie emergenti, gestendo la diffusione del virus e accelerando la scoperta di nuovi farmaci e vaccini.  

L’intelligenza artificiale e l’innovazione stanno entrando con forza nella nostra società, accelerando tutte le previsioni sullo sviluppo della quarta rivoluzione industriale. Tra gli altri, ne parla un recente studio del Mit Technology Review (Covid-19 and the workforce): impatti che prima erano previsti a 3-5 anni, da precedenti studi (Accenture, McKinsey, ancora nel 2019) ora sono davanti a noi: gli esperti prevedono una più ampia diffusione dell’intelligenza artificiale nelle case, nelle aziende, negli ospedali e nelle strade. Serve per aumentare l’efficienza della macchina economica, della pubblica amministrazione e per favorire il lavoro in un’era di distanziamento sociale. Ne deriva una grande opportunità di sviluppo. Di certo, sta già cambiando il modo di lavorare e ancora maggiori impatti avrà sull’occupazione del futuro. 

L’accelerazione tecnologica crea sfide dirompenti anche per i lavoratori, che dovranno imparare a collaborare con le macchine e/o ad aggiornare le proprie competenze. Uno studio del Mit di maggio stima che 30-50 milioni di posti di lavoro saranno in vario modo impattati dall’intelligenza artificiale nei prossimi anni. Tra gli scenari da evitare c’è sia la crescita della disoccupazione sia le diseguaglianze economiche (per esempio tra lavoratori specializzati, che convivranno con le macchine intelligenti, e lavoratori che ne saranno invece sostituiti). Secondo le stime di McKinsey & Company e del suo Istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute (Mgi), l’intelligenza artificiale contribuirà ad una crescita del PIL mondiale pari al 13% nel prossimo decennio, equivalente a 228 miliardi di euro. Un impatto che per l’Europa potrebbe corrispondere a un aumento del Pil del 19%, per un valore pari a 2.700 miliardi di euro al 2030. I dati raccolti da McKinsey sottolinea anche alcuni punti molto interessanti sul tema delle competenze tecnologiche, che vedranno un aumento del 40% per le skill avanzate e del 65% per quelle di base. Da qui la necessità di aggiornare le attività di formazione per i giovani e di riqualificazione professionale per accompagnare le aziende nell’era 4.0.

Accanto ai benefici tuttavia, la rivoluzione in atto ha fatto nascere preoccupazioni. La paura è che l’uomo possa essere sostituito con la nuova tecnologia. Ma i dati dicono tutt’altro. Nel contesto della rivoluzione 4.0 l’uomo, infatti, rivestirà un ruolo centrale, soprattutto grazie alle soft skills e alle capacità creative che lo contraddistinguono, sempre più richieste dalle aziende e non replicabili dagli automi. La vera sfida per il futuro su cui si va costruendo un consenso sempre più diffuso riguarda la necessità di adattare l’offerta delle competenze professionali alle nuove esigenze del mercato occupazionale tramite interventi sostanziali del campo della formazione. In questa fase di transizione le istituzioni rivestono un ruolo chiave. Ad esse è infatti demandato il compito di promuovere politiche attive e l’apprendimento permanente, e adottare misure a favore delle imprese volte alla riqualificazione professionale, per rendere il mercato del lavoro più ricettivo rispetto alle nuove sfide dell’innovazione tecnologica.

Dovrà essere il pubblico a guidare un cambiamento di tale portata affinché non si generino ulteriori squilibri in seno al mercato del lavoro e in termini socioeconomici. In tal senso non ci si potrà accontenterà dei tradizionali ammortizzatori sociali passivi, ma di percorsi di riqualificazione e potenziamento delle attitudini individuali. Le risorse e il tempo liberato dall’automazione dovranno rappresentare il grimaldello per una rinnovata consapevolezza e il motore per nuove competenze professionali e imprenditoriali. Un nuovo tessuto produttivo necessita di donne e uomini con approcci e mindset rivoluzionari in grado di accogliere e stimolare il progresso.

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