Cambiare grazie alla crisi

La parola crisi deriva dal verbo greco Krino separare, cambiare. La crisi è un cambiamento che porta con sé opportunità. Così è sempre stato. E lo è nell’emergenza di oggi.

La pandemia scatenata dal Coronavirus ha costituito nell’immediato una sfida per le aziende che, in breve, hanno dovuto rivedere l’organizzazione del lavoro, attraverso lo smart working (oggi, più che mai remote working).

Le imprese più lungimiranti questo lo avevano già percepito – e già da tempo avevano remotizzato il lavoro. Ma oggi la vera sfida è: sperimentare l’oggi per progettare il futuro. Che in parte, è già presente

La domanda che ci facciamo è: tutti saremo in grado – una volta che l’emergenza sarà alle nostre spalle – di rendere le modalità di oggi l’occasione di crescita per il domani? La crisi porterà opportunità per tutti? E, in particolare, lo smart working sarà davvero il nostro futuro?

Quello che stiamo vivendo – lavorativamente parlando – è una prova di come alcuni paradigmi dell’organizzazione delle aziende, come gli spazi e gli orari di lavoro, siano ormai superati. La maggior parte dei manager – fino ad oggi – hanno considerato la presenza in ufficio dei loro dipendenti come l’unica modalità per misurare le prestazioni dei lavoratori. 

Oggi qualcosa è cambiato.

Il datore di lavoro ha imparato – per necessità – ad assegnare obiettivi ai suoi collaboratori e a controllare più il raggiungimento degli stessi che le modalità o il tempo impiegato. 

Insomma, da questa prova generale, il lavoro fa un enorme passo in avanti. Si smarca dalla dinamica del controllo spazio temporale per ricondursi ad una più diretta connessione alla sua utilità. Al risultato.

Ma ne saremo tutti capaci? 

Un cambiamento necessita di cultura. Una vera e propria rivoluzione culturale che parta da una nuova idea di leadership. Serve ripensare la relazione del lavoratore con la propria azienda e la leadership stessa, ponendo al centro fiducia, libertà e autonomia. Per superare retaggi culturali, abbiamo bisogno di leader illuminati, meno attenti a conservare l’immagine di invincibili e più devoti alla collaborazione e alla responsabilizzazione dei ruoli. 

La ricetta non c’è. Ma quello che stiamo vivendo oggi è già un buon punto di partenza – una lezione –  per ripensare il nostro lavoro. 

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