Il Burkina Faso, la terra del riscatto

Definire l’Africa, oggi, significa saperla raccontare” : ed è proprio così, le parole scritte nel PAC di Milano, nel 2017, in occasione della mostra AFRICA. Raccontare un mondo, risuonano per noi estremamente vere.

Il Burkina Faso non è facile da raccontare. Bisogna viverlo. Lo sa bene chi ha poggiato i piedi nella terra rossa.

Come puoi raccontare il caldo, il sole e gli odori?

Come puoi in un racconto trasmettere l’umanità di un popolo povero, i burkinabè, fra i primi per povertà e mortalità infantile?

Le righe di un racconto non potranno mai restituire il dolore e le speranze di un popolo.

Ma vogliamo provarci.

Il Burkina Faso è un paese dell’Africa occidentale, poco più piccolo dell’Italia, privo di uno sbocco al mare; confinante con il Mali, il Niger, il Benin, il Togo, il Ghana e la Costa d’Avorio.

E’ un paese con un PIL inferiore più di 100 volte a quello italiano, il cui tasso di crescita degli ultimi 10 anni (fino al 2014) è superiore al 5% . Il PIL pro-capite annuo (2014) di poco superiore ai 700 $. Il Burkina ha una popolazione di 18 milioni di abitanti che cresce ad un tasso del 3% annuo, con una maggioranza compresa sotto i 18 anni.

E’ un paese indipendente (era una colonia francese) dal 1960. Dopo una breve parentesi democratica, la guida del paese fu assunta dapprima dai militari e successivamente da Thomas Sankara (ex militare di ispirazione marxista) che cambiò il nome del paese da Alto Volta a Burkina Faso. Impegnato personalmente nella lotta contro la povertà (e nella cancellazione del debito internazionale) e nel processo di decolonizzazione (soprattutto culturale) del suo paese, fu però ucciso dall’attuale presidente del Burkina Faso, il suo ex compagno di armi ed ex braccio destro Blaise Compaoré nel 1987.

L’attuale presidente è stato più volte, come del resto è accaduto in altri paesi africani, riconfermato alla guida dello stato e gestisce il potere in modo ferreo. Un paese, teoricamente e di diritto, configurato come una repubblica presidenziale, ma di fatto retto da una dittatura militare. Finché la democrazia non potrà svilupparsi compiutamente, è molto probabile che il Burkina Faso rimarrà uno stato tra i più poveri nonostante le buone potenzialità di sviluppo insite nel territorio e nella società.

Ma c’è anche altro. Oltre alla povertà e ai recenti fatti di cronaca esiste un Burkina Faso diverso, un Paese che cerca di reagire creando nuove opportunità economiche e puntando sullo sviluppo inclusivo e sostenibile.

E molte novità stanno venendo alla luce.

Il governo burkinabé e la Banca araba per lo sviluppo economico in Africa (BADEA) hanno firmato due accordi di finanziamento sotto forma di un prestito per il valore di 40 milioni di dollari, che saranno utilizzati per realizzare progetti di sviluppo infrastrutturale e sociale. Un finanziamento, questo, che sostiene i vari settori dell’economia, come agricoltura, agroindustria, trasporti e attività ammissibili per il settore informale. Progetti che contribuiranno al miglioramento delle condizioni della popolazione e a ridurre la povertà, investendo anche nel settore energetico, edile e sanitario.

 

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