PAY BY RESULT. Questi sconosciuti.

Con decreto del Presidente del Consiglio è stato redatto il decreto attuativo per le modalità di accesso e funzionamento al Fondo Sociale per l’innovazione, istituito dalla Legge di bilancio 2018. Il programma dell’innovazione sociale prevede il rafforzamento della capacità delle pubbliche amministrazioni per la realizzazione di interventi di innovazione sociale volti a generare nuove soluzioni, modelli e approcci per la soddisfazione di bisogni sociali, con il coinvolgimento di soggetti del settore privato.

Andiamo a conoscere meglio questi strumenti, Pay by result.

Il Welfare State, l’idea su cui poggiava il modello sociale europeo, un’originale combinazione tra mercato e soddisfazione dei bisogni della persona per coniugare competitività economica e coesione sociale, vive oggi una crisi profonda. Nuovi e crescenti bisogni, legati all’impoverimento e all’invecchiamento della popolazione, si scontrano con stringenti vincoli di bilancio ed ingenti tagli alla spesa sociale. E’ da questi presupposti che prende corpo l’idea di sperimentare strumenti alternativi, che coinvolgano il settore privato, al fine di ripensare e ristrutturare un modello nuovo di welfare, che eviti il tracollo del sistema, garantisca una sostenibilità economica e tuteli i bisogni sociali di milioni di cittadini.

Uno di questi è il Pay By Result, strumento finanziario innovativo utilizzato da soggetti pubblici (Stato, enti locali, agenzie governative) per raccogliere finanziamenti privati destinati alla realizzazione di progetti di pubblica utilità. Questi bonds, pur operando come le obbligazioni tradizionali in un periodo di tempo determinato, non garantiscono un rendimento certo alla loro scadenza. La remunerazione, infatti, risulta legata al raggiungimento di determinati risultati stabiliti nel momento dell’emissione. L’idea alla base dei Pay by Result è che l’ente pubblico, attraverso programmi sociali o sanitari realizzati e gestiti da enti non profit, tendenzialmente atti a evitare l’emergere di situazioni di disagio sociale, possa risparmiare denaro e ottenere risultati più soddisfacenti di quelli che avrebbe agendo autonomamente. I Pay by Result si orientano pertanto verso interventi sociali “preventivi”, ovvero misure in grado di scongiurare eventuali azioni del settore pubblico per rimediare a situazioni emergenziali di carattere sociale, scaturite da situazioni di disagio a cui le istituzioni non sono riuscite preventivamente a far fronte. L’idea essenziale di un contratto pay for results è che il committente non acquista una prestazione, quanto piuttosto un risultato. Un simile modo di regolare i rapporti tra Pubblica Amministrazione e soggetti erogatori si basa su alcuni snodi che portano con sé un potenziale di cambiamento particolarmente significativo: la cultura degli outcomes, ovvero risultati ed impatti, prende il sopravvento su quella degli outputs (intesi come mere prestazioni fornite), assumendo una logica di miglioramento tanto in termini di efficacia che di qualità degli interventi di policy messi in campo. Nei Pay by Result tipicamente gli attori coinvolti sono cinque: una pubblica amministrazione, i fornitori di un servizio (di solito operatori del Terzo settore), gli investitori sociali, l’intermediario specializzato nell’emissione di un Pay by Result e nella raccolta del capitale, un soggetto indipendente incaricato della valutazione del raggiungimento del risultato finale e del suo impatto. Il meccanismo dei Pay by Result si basa, quindi, su una solida partnership tra pubblico-privato, dove il welfare statale si arricchisce di nuove forme di finanziamento, e incentiva coloro che erogano i servizi a lavorare sempre di più nella prospettiva di ottenere risultati misurabili sia in termini di efficienza che di efficacia.

Per approfondire questo modello è utile soffermarsi sul concetto di social finance, perché consente di cogliere appieno il ruolo svolto dall’intermediario, vero e proprio “king maker” della costruzione di un Impact Bond. La finanza sociale è una branchia della finanza, il cui approccio è quello di generare un dividendo sociale ed un ritorno economico. Un social finance è principalmente un’impresa sociale, un ente non governativo, una fondazione benefica, un’organizzazione filantropica. Pertanto chi si occupa di social finance e di strutturare lo strumento finanziario sarà l’intermediario che, a seguito di una procedura ad evidenza pubblica, emette social bonds collocandoli presso investitori privati, che forniscono i capitali necessari a sostenere un progetto a carattere sociale. L’ente intermediario gira il denaro ottenuto attraverso i Pay by Result agli enti, service provider, che si occupano di fornire i servizi previsti dal progetto. Attraverso le proprie attività i service provider dovrebbero garantire risultati sociali tali da sgravare il settore pubblico dall’obbligo di rispondere a bisogni potenzialmente legati all’evolversi dei rischi sociali, su cui operano preventivamente proprio gli enti non profit. Se il progetto, a seguito di una valutazione fornita da un ente indipendente, risponde agli standard qualitativi imposti nel momento di emissione dei bond, l’ente pubblico è tenuto a versare quanto dovuto agli investitori, più una percentuale prestabilita all’intermediario, che provvederà a sua volta a pagare gli investitori che hanno fornito i capitali iniziali. In caso il progetto non risponda agli standard previsti l’ente pubblico non è tenuto al versamento di alcuna somma di denaro. La Pubblica Amministrazione, che dovrebbe rappresentare il vero locomotore dell’operazione, attraverso i Pay by Result ha la possibilità di coinvolgere nella gestione di progetti a carattere sociale enti non profit radicati in contesti in cui, normalmente, il pubblico avrebbe difficoltà ad attivare propri programmi perseguendo contemporaneamente obiettivi di economicità. I Pay by Result, allo stesso tempo, permettono agli enti pubblici di finanziare solo attività che hanno conseguito risultati positivi poiché il pagamento dei bond è legato al rispetto degli standard stabiliti all’inizio del progetto. In caso di insuccesso del progetto, dunque, i soldi dei contribuenti non vengono utilizzati per coprire l’investimento effettuato dai privati, mentre i cittadini possono disporre di interventi e servizi aggiuntivi che l’ente pubblico difficilmente potrebbe garantire senza l’ausilio dei capitali privati atti a finanziarie attività svolte da organizzazioni non profit.

L’ideazione e la progressiva sperimentazione di questi nuovi strumenti si colloca negli anni successivi alla crisi economica del 2008, con l’idea di rendere sostenibile, sia socialmente che finanziariamente, l’erogazione di tutta una serie di servizi pubblici che gli stati nazionali non sono più in grado di soddisfare efficientemente. In questa cornice, il numero dei PbR implementati è notevole, con una diffusione geografica sempre più variegata, che coinvolge diversi paesi europei ed extra europei, con il Regno Unito a fare da pioniere.

Alla diffusione geografica si è associata sia una diversificazione dei bisogni sociali da fronteggiare, sia modelli di governance differenti. Il capofila è il mondo anglosassone, in cui i numerosi modelli attuati hanno prodotto risultati entusiasmanti, a partire dal primo esperimento in ordine di tempo sul reinserimento lavorativo di persone detenute presso il carcere di Peterborough. Grande interesse ha suscitato il modello sviluppato da Social Finance Israel che, a partire dal 2016, ha lanciato un Impact Bond applicato nel campo sanitario e finalizzato alla prevenzione del diabete, una patologia in forte aumento. Obiettivi di questo Health Impact Bond sono ridurre la progressione del Diabete di tipo 2 in una popolazione di prediabetici ad alto rischio e portare il numero più alto possibile di target nello stato di salute normale. Si tratta di realizzare un programma di interventi intensi e 2 anni di follow up per supportare il gruppo target nell’adozione di uno stile di vita più salutare e di programmi di attività sportiva. In Italia procediamo a rilenta, ma la realtà risulta in continua evoluzione. Questi strumenti trovano applicabilità con il Nuovo Codice degli Appalti ma, come si può facilmente intuire, non hanno ancora una loro legittimità e riconoscibilità, sia nell’ordinamento che nell’opinione pubblica. Ciò che costituisce il vulnus, rispetto ai paesi che hanno già sperimentato tali strumenti, è il ruolo della Pubblica Amministrazione, che dovrebbe fungere da motore ed ispiratore dei progetti. In Italia, per ora, ci si affida all’iniziativa pionieristica di alcuni soggetti, siano essi istituti di credito, investitori, o advisor.

Andrea Mazzoni – Presidente Solving BFM

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