L’Italia e i dati economici sotto la lente di ingrandimento

Occhi puntati sullo spread Btp-Bund e sulla Borsa Italiana dopo il declassamento dell’agenzia di rating Moody’s, impresso nella notte di venerdì scorso, e la bocciatura ufficiale, appena arrivata, della manovra finanziaria da parte dell’Ue.

C’è, infatti, alta tensione. I mercati sono costantemente e attentamente monitorati dagli osservatori.
Una giornata di sali-scendi per lo spread: in calo a metà mattinata e salito ora a quota 310, mentre il rendimento del Btp a 10 anni, invece, è in rialzo al 3,52%.
La Borsa di Milano, invece, è in calo di quasi un punto percentuale con effetti pesanti soprattutto nel settore finanziario.

L’Italia è l’ottava economia al mondo: terzo debito più alto in valore assoluto dopo USA e Giappone e quinto rapporto debito/PIL al mondo. E’ un problema di “affidabilità” nel mercato e la BCE, infatti, a settembre, ha richiamato il nostro Paese a meno annunci ed a non sottovalutare lo spread, perché tale parametro risente delle percezioni che gli investitori hanno.

Rispetto ai mesi precedenti sono aumentati i rischi finanziari e sono peggiorati alcuni aspetti dell’economia mondiale, mentre altri sono migliori delle aspettative.

Lo scenario è chiaro: bassa inflazione, materie prime (non petrolifere) a livelli bassi, politiche monetarie ancora espansive delle banche centrali e le due economie USA e Cina sono ancora in fase espansiva e superiore alle aspettative.

Nei prossimi mesi, si legge nella relazione, sono attese delle correzioni, anche violente, ma i mercati azionari proseguiranno in maniera positiva ancora per un po’.

Se in USA ci si aspetta un forte rialzo dell’inflazione da costi, in Europa l’incertezza delle elezioni europee continuerà ad erodere la fiducia delle imprese. In Italia le esportazioni sono crollate e, ad oggi, non è prevista una ripresa ma una normale crescita dell’1%.

Discorso a parte per i tassi di interesse che ha visto negli USA un innalzamento, come ampiamente previsto, ma che – come comunicato dalla BCE – non dovrebbero subire movimenti almeno fino a settembre 2019. A differenza dei decennali italiani che evidenziano un rendimento tra i più elevati, giustificato da due fattori essenziali: PIL e debito pubblico.

 

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