La Nota di aggiornamento al Def 2018: previsioni, bocciature e conferme

“La Nota di aggiornamento al Def non può essere validata”; è la stroncatura arrivata ieri sera dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), bocciando, nei fatti, l’asse portante della strategia del Governo giallo-verde, come esplicitato anche della Corte dei Conti e della Banca d’Italia.

La palla ora è nella mani del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, per replicare a Giuseppe Pisauro, numero uno dell’Upg.
“Il Governo conferma le previsioni del Def”, ha confermato questa mattina il ministro, nuovamente, davanti alle commissioni riunite di Bilancio della Camera e del Senato, spedendo al mittente le critiche mosse.

A riconoscere e non sottovalutare l’aumento dello spread è stato ieri sera, nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta, il ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, affermando che se lo spread dovesse aumentare, sarà necessario cambiare la manovra.

E’ evidente che le previsioni contenute nella NaDef di quest’anno rivestono particolare importanza in quanto si tratta del primo documento di programmazione economica del nuovo Governo. Una fase di cambiamento, come si legge nel documento, nelle relazioni economiche e politiche a livello internazionale, accompagnato da segnali di rallentamento della crescita economica e del commercio mondiale.

L’obiettivo primario della politica economica, come illustrato e ribadito da Tria, è quello di promuovere una ripresa vigorosa dell’economia italiana; un vero e proprio cambiamento di strategie di politica di bilancio a sostegno della domanda interna. “Ridurre sensibilmente, entro i primi due anni di legislatura – prosegue il titolare dell’Economia – il divario di crescita con l’Eurozona e conseguire una prima diminuzione significativa del rapporto debito pil nell’arco del prossimo triennio”.

Un ambizioso programma, scrive Tria nelle premesse della NaDef 2018, che mira gradualmente a rispondere all’aumento della povertà registrato dalla crisi in poi, soprattutto fra i giovani, le famiglie numerose e nelle regioni meridionali del Paese, e a consentire, una maggiore flessibilità nei pensionamenti anticipati, creando maggiore spazio per l’occupazione giovanile.

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