Europee 2019: le prime mosse dell’Italia

Lega e Vicktor Orban

Da qui a maggio 2019 di tempo ne manca. Ma le mosse sullo scacchiere già si intravedono. E a muovere la prima pedina è il leader della Lega, nonché vicepremier e ministro dell’interno, Matteo Salvini, incontrando, lo scorso 28 agosto, il premier ungherese Vicktor Orban.

Siedono in formazioni diverse: Orban nel Ppe – Partito popolare europeo – con Silvio Berlusconi; Salvini, insieme alla leader del Front National francese, Marine Le Pen, è tra gli euroscettici di estrema destra, nel gruppo Europa delle nazioni e delle Libertà. Ma il loro linguaggio politico è lo stesso.
Ancora nessun preciso accordo elettorale, ma i due leader si candidano a guidare il cambiamento dell’Unione, non solo con la bandiera anti-immigrati.
Per l’Italia è un vero e proprio cambio di passo senza precedenti: il nostro Paese è pronto a seguire la strada dei Paesi di Visegrad e a rinunciare al ruolo storico di guida Ue tra i grandi Paesi fondatori?

 

Il riposizionamento dei pentastellati

Dopo l’abbraccio con l’ukip di Nigel Farage nel gruppo Efdd e il fallito passaggio nel gruppo dei liberali europeisti di Alda, il Movimento cinque stelle tenta di riposizionarsi: da euroscettici a “eurocritici responsabili”.
E’ questa la linea del Movimento ancora poco chiara, ma con un punto fermo: mai con i movimenti di destra del gruppo Enf dove invece siedono gli alleati di governo della Lega.

 

E il Partito democratico?

Le prossime europee rischiano di essere un bagno di sangue per il Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), dove siede il Partito democratico.
“Andare oltre i socialisti”, lo ha annunciato l’attuale segretario Maurizio Martina, “con la necessità – continua – di far convergere la socialdemocrazia rinnovata di Pedro Sanchez in Spagna e Antonio Costa in Portogallo con le esperienze riformiste di Alexis Tsipras in Grecia e di Emmanuel Macron in Francia, coinvolgendo anche il mondo di ambientalisti e di quei liberali coerenti al progetto di integrazione europeo”. E intanto, in attesa di costruire la strategia precisa, i dem scendono in piazza il prossimo 30 settembre contro il Governo dell’odio.

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